Farnesina

Concept Note “Comunicazione”

“Oltre l’aiuto: come comunicare oggi la cooperazione allo sviluppo?”

Il tema
La tavola rotonda è dedicata alla costruzione di una rinnovata narrazione della cooperazione allo sviluppo nel quadro dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile.
La narrativa della cooperazione allo sviluppo attraversa un periodo complesso e critico. Da un lato lo scenario degli aiuti allo sviluppo sta radicalmente cambiando a seguito dell’Agenda 2030 (nuovi attori, nuove priorità, universalità degli SDGs, ecc), dall’altro si assiste a un generale rischio di strumentalizzazione legato ai fenomeni migratori e alla crescente attenzione dei media e della politica su questo fenomeno.

Il Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo 2016-2018 pone al centro la necessità di una «nuova visione politica della cooperazione allo sviluppo intesa come investimento strategico» che necessariamente richiede un approccio di sistema. Lo stesso Documento raccomanda la collaborazione a livello nazionale e territoriale tra i vari attori sul tema cruciale dell’educazione alla cittadinanza globale e sottolinea che «il mondo non profit ha un capitale di esperienze e buone pratiche da patrimonializzare e da mettere in circolo» come valore.

Il documento New European Consensus on Development del Consiglio Europeo sottolinea il ruolo chiave che educazione e sensibilizzazione allo sviluppo promosse dagli attori di sistema possono avere «nell’innalzare i livelli di impegno tra il pubblico e nell’affrontare gli SDG a livello nazionale e globale, contribuendo in tal modo alla cittadinanza globale» e delinea la priorità nel sostenere l’informazione veritiera e di qualità di mezzi di comunicazione indipendenti e pluralistici.

Il quesito principale
Come cambiare la narrazione pubblica sullo sviluppo globale e la povertà per favorire una comprensione più positiva e coerente dei problemi e allargare il pubblico di riferimento?

I focus

Le domande chiave

  • Quali nuove “parole” per narrare la cooperazione del futuro in linea con l’Agenda 2030?
  • Come uscire dall’ottica dell’aiuto e dell’emergenza senza perdere consenso nell’opinione pubblica?
  • Come allargare il pubblico di riferimento raggiungendo anche gli “scettici”?
  • Come evitare il rischio di strumentalizzazione legato ai fenomeni migratori (es. “aiutiamoli a casa loro”)
  • Come raggiungere/coinvolgere il pubblico più giovane attraverso la scuola, la rete e i social media?
  • Qual è il potenziale della comunicazione in termini di accountability, etica e trasparenza?

La tavola rotonda è dedicata alla narrazione della cooperazione allo sviluppo e il paper sviluppato cercherà di affrontare i seguenti focus:

Ricostruire il consenso dell’opinione pubblica sulla cooperazione

Tra novembre e dicembre 2016, i cittadini europei sono stati intervistati circa i loro atteggiamenti nei confronti degli aiuti allo sviluppo da Eurobarometro. In generale, rispetto ai dati dell’indagine 2015 gli intervistati in Italia hanno manifestato un atteggiamento meno positivo circa la cooperazione allo sviluppo. Ad esempio, rispetto al 2015, gli intervistati in Italia sono meno propensi nel convenire sul fatto che la lotta alla povertà nei paesi in via di sviluppo dovrebbe essere una delle principali priorità dell’UE (65%, -7 punti percentuali rispetto al 2015). Si tratta della maggiore diminuzione registrata tra gli Stati membri dell’Unione. Scarsa la conoscenza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, solo quattro intervistati su dieci in Italia dichiarano di aver sentito parlare degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (39%).
Quasi nove su dieci intervistati in Italia ritengono che aiutare le persone nei paesi in via di sviluppo sia importante (87%), ma questo risultato è inferiore di tre punti rispetto a quello del 2015. Gli italiani sono meno propensi rispetto al passato anche nel convenire che la lotta alla povertà nei paesi in via di sviluppo sia anche nell’interesse dell’UE (74%, -7 punti).
Secondo uno studio commissionato dalla rete di ONG americane Interaction e realizzato nel 2015 in Francia, UK e Germania, gli “indecisi” (sul sostegno alla cooperazione) sono la fetta più ampia dell’opinione pubblica (tra 39 e 50%).
Nel contempo, sono sempre più pressanti le richieste da parte del pubblico di conoscere meglio la destinazione dei fondi e soprattutto i risultati dell’azione della Cooperazione Italiana. Un’azione efficace di comunicazione deve pertanto rivelarsi in grado di intercettare le tendenze in atto, favorendo, attraverso una forte enfasi sulla trasparenza, sui risultati e sui benefici reciproci, la crescita e il consolidamento del consenso sulla credibilità dell’azione della Cooperazione allo sviluppo.
Da alcuni anni ormai le organizzazioni che operano nel mondo della cooperazione sono alla ricerca di una nuova narrazione del proprio lavoro anche a fronte dei grandi cambiamenti dello scenario internazionale. Come cambiare la narrazione pubblica sullo sviluppo globale e la povertà per favorire una comprensione più positiva dei problemi e allargare il pubblico di riferimento? Questa la domanda che cerca risposta soprattutto tra gli operatori della comunicazione.

Cooperazione e migrazioni, il rischio strumentalizzazione

C’è confusione nell’opinione pubblica circa le cause e le soluzioni possibili della povertà nei paesi in via di sviluppo. Ciò ha portato alla crescita di un atteggiamento scettico e/o negativo del pubblico nei confronti della cooperazione allo sviluppo.
L’aiuto allo sviluppo e la cooperazione sono viste come un cosa importante che però non funziona, i sostenitori si scoraggiano e cresce la voce dei detrattori. In Europa e negli Stati Uniti si registra un continuo declino del supporto dell’opinione pubblica rispetto ai temi dello sviluppo globale e della lotta contro la povertà.
Il pubblico, la politica e i media tendono a parlare di cooperazione solo all’interno dell’acceso e polarizzato dibattito sulle migrazioni. L’esempio del concetto abusato di “aiutiamoli a casa loro” contribuisce a strumentalizzare la cooperazione allo sviluppo e ne rende distorta la comprensione da parte del pubblico. Il caso ONG e salvataggi nel mediterraneo del 2017 ha diviso l’opinione pubblica ed è stato esemplificativo di questa tendenza.

Comunicare la cooperazione alle nuove generazioni, il ruolo della scuola e dei social media

I media non sono però gli unici mezzi per costruire consenso e comprensione rispetto all’importanza di esser parte di un mondo interdipendente. Soprattutto per il pubblico più giovane, i veicoli privilegiati sono la scuola e i luoghi formali e non formali di apprendimento (famiglia, luoghi di lavoro, comunità, rete, social). Sono questi i terreni sui quali interviene l’educazione alla cittadinanza globale (ECG). L’ECG mira alla costruzione di saperi e competenze che consentano a tutti i cittadini di comprendere la complessità connaturata alle dinamiche e alle interconnessioni globali e di agire per una maggiore inclusione, equità e sostenibilità sia nelle proprie comunità locali, sia a livello globale. Rimanda ad una consapevolezza civica su scala globale e a cittadini attivi e responsabili verso i concetti di bene e giustizia comune, pace, democrazia, diversità culturale nonché di interdipendenza e sostenibilità. I processi sollecitati dall’educazione alla cittadinanza globale implicano un approccio sistemico a temi e problemi e, in particolare, ai rapporti di interdipendenza fra contesti e al ricorso a pratiche collaborative e dialogiche nell’affrontare i problemi e nei processi decisionali; la consapevolezza dell’impatto di ogni azione sull’equilibrio del pianeta.





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