Farnesina

La cooperazione italiana: manifesto per cambiare il futuro

Noi, volontari, associazioni, professori, cooperanti, esperti, giovani, donne e uomini, impegnati nella cooperazione internazionale siamo venuti in più di 3000 alla Conferenza Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo per discutere del suo futuro, di come renderla più efficace e importante.

Riconosciamo che oggi la cooperazione allo sviluppo è di nuovo al centro dell’agenda politica, con più risorse finanziarie, umane, più iniziative ed idee. Questo rilancio non si traduce solo in un nuovo assetto istituzionale ma in un nuovo stile e una nuova cultura d’inclusione, con più trasparenza dei processi, partecipazione, lungimiranza, in grado di decidere, rischiare e con un’attenzione alle nuove idee.
Crediamo in un mondo, dove sia possibile non lasciare indietro nessuno, nel pieno rispetto dei limiti delle risorse naturali. Crediamo che la cooperazione internazionale sia un fattore di sviluppo economico, sociale e culturale del nostro Paese. In linea con le sfide fondamentali che l’Italia e il mondo sono chiamati ad affrontare, la cooperazione internazionale:

  • misura la fiducia e la solidarietà con cui l’Italia guarda al mondo e si proietta nel futuro;
  • costituisce una via qualificante d’internazionalizzazione;
  • lavora per il bene comune globale e risponde agli squilibri planetari;
  • rappresenta un modo di relazionarsi con gli altri popoli, di farsi degli amici nel mondo, di partecipare alla globalizzazione senza subirla o imporla;
  • tesse i luoghi del vivere insieme, minacciati dai particolarismi e dalla paura;
  • vive di alleanze autentiche, fatte di storie di vita della gente, di chi fa e riceve cooperazione;
  • è un progetto di vita per trovare il proprio posto nel mondo, prima ancora che un posto di lavoro.

Siamo anche consapevoli che la percezione della cooperazione allo sviluppo attraversa un periodo complesso e critico. Da un lato, lo scenario degli aiuti allo sviluppo sta radicalmente cambiando con la nuova agenda di sviluppo che supera la distinzione tra Paesi poveri e avanzati, universalizzando le sfide ambientali e di sviluppo. Dall’altro canto esiste il pericolo di incomprensioni e strumentalizzazioni dell’azione di cooperazione, dovuta alle difficoltà di gestione delle crisi migratorie e alla tentazione di spettacolarizzare e lucrare su paure e chiusure che queste portano. Per contrastare questa clima di sfiducia, dobbiamo spiegare meglio, far comprendere meglio cosa facciamo, cambiare il nostro modo di raccontare al Paese come la cooperazione dell’Italia cambia la vita delle persone, a partire da chi la fa. Abbiamo il dovere di essere trasparenti, rendendo conto di ogni euro investito e promuovere l’incontro tra le culture, mettendo in pratica la nuova strategia nazionale d’educazione alla cittadinanza globale.

Il mondo della cooperazione allo sviluppo è più diversificato di quanto sinora si è raccontato. Può far conto su migliaia di attori pubblici e privati, profit e non profit. Vi sono sinergie da esplorare così come incoerenze da ridurre. Dobbiamo riconoscere che la platea degli attori della cooperazione si è allargata. Per questo è necessario incubare i nuovi e originali attori di cooperazione, associazioni di migranti, del sostegno a distanza, piccoli enti territoriali, imprese sociali, accompagnandoli in un percorso che li renderà soggetti in grado di esprimere tutto il loro potenziale.

Riconosciamo il contributo delle associazioni di immigrati e delle seconde generazioni, cooperanti nativi, ponti di pace, sviluppo e integrazione per poiché mantengono relazioni coi paesi d’origine producendo rimesse economiche, sociali e culturali. Rappresentano un mezzo unico per l’internazionalizzazione dei territori e del sistema Italia. Dobbiamo valorizzare le competenze delle diaspore per lo sviluppo dei paesi di origine e favorire dinamiche di migrazione libera e consapevole.

Riconosciamo il ruolo positivo che le imprese possono giocare per lo sradicamento della povertà. Alcune aziende italiane sono oggi all’avanguardia per la sostenibilità dei loro investimenti in ricerca ed innovazione sui temi ambientali e sociali, per l’utilizzo di materiali e tecnologie estremamente avanzate. Possono svolgere una funzione essenziale nel trasferimento di conoscenze e tecnologie verso i Paesi meno avanzati, garantendo continuità, crescita economica e inclusione sociale, nel rispetto degli standard globali di lavoro dignitoso. Dobbiamo promuovere nella cultura aziendale del nostro Paese il modello d’impresa inclusivo e socialmente responsabile.

Abbiamo di fronte a noi la sfida del coinvolgimento dei giovani nella cooperazione che farà nascere nella società un ritrovato consenso attorno ai valori della solidarietà, della reciprocità, dei principi umanitari e un nuovo modo di appartenere ad un mondo globale. I giovani costruiscono ponti non muri. La loro presenza numerosa alla Conferenza indica che sta formandosi una nuova classe dirigente della cooperazione. I giovani vogliono essere protagonisti nel costruire un nuovo mondo, partendo da se stessi, dalla possibilità di compiere scelte di vita autentiche, di costruire relazioni genuine e di adottare stili di vita coerenti con i loro valori. È un obiettivo urgente definire un percorso professionale nella cooperazione rispondente a queste esigenze dei giovani a partire dal legame scuola-cooperazione che deve entrare in modo sistematico nel piano di offerta formativa scolastica.

Riteniamo che solo la nostra azione collettiva, come individui, società̀ civile, imprese e istituzioni locali, nazionali sia imprescindibile per vincere tutte queste sfide del nostro tempo. Il dialogo, i partenariati, la relazione con l’altro sono punti di forza che ci caratterizzano come Italia agli occhi del mondo. Non diamoli per scontati e ritroviamoli nell’oggi. Col coraggio per guardare lontano, con scelte di impegno e passione civile, chiediamo alla politica di riconoscere, anche attraverso i programmi elettorali, che la cooperazione è un valore e un’opportunità fondante per ogni cittadino, sia per scelta di vita che per i vantaggi che ne derivano al Paese.

Intendiamo riconvocarci nel 2021 e, nel periodo che ci separa da quella data, la Cooperazione Italiana s’impegna ad alcuni passi concreti:

  • Favorire una diffusa consapevolezza nazionale in merito alla portata dell’Agenda 2030 di sviluppo sostenibile, attraverso capillari campagne di sensibilizzazione rivolte a tutti gli strati della popolazione;
  • Istituire un riconoscimento annuale per giornalisti e comunicatori che premi produzioni innovative che raccontino i tanti volti della cooperazione;
  • Monitorare periodicamente la comprensione da parte dell’opinione pubblica nazionale dei temi della cooperazione allo sviluppo, attraverso ricerche demoscopiche e sulla copertura del tema da parte dei media;
  • Iniziare il percorso per garantire la coerenza delle politiche pubbliche con gli obiettivi di cooperazione, attraverso la pubblicazione di uno studio nazionale a cura del Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo che identifichi le maggiori criticità;
  • Istituire tirocini retribuiti per studenti universitari presso gli uffici dell’Agenzia Italiana di Cooperazione;
  • Inserire una rappresentanza di giovani, delle diaspore e di parlamentari all’interno del Consiglio Nazionale di Cooperazione;
  • Prevedere all’interno dei progetti finanziati dall’Agenzia, la possibilità di inserire risorse umane junior o in formazione;
  • Rafforzare le competenze delle associazioni della diaspora attraverso la formazione e l’assistenza tecnica per garantire una loro capacità d’iniziativa autonoma nella progettazione in cooperazione internazionale;
  • Supportare la formazione delle PMI italiane volta a facilitare la loro partecipazioni alle procedure di evidenza pubblica anche con la creazione di una piattaforma delle iniziative pubblico-private per favorire l’incrocio tra domanda e offerta tra profit e non profit;
  • Individuare  modalità per il finanziamento di studi di fattibilità per facilitare la nascita d’iniziative di partenariato pubblico privato con effetti positivi sullo sviluppo;
  • Promuovere la costituzione di un fondo da parte di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) a supporto degli investimenti per interventi in infrastrutture, PMI e sul cambiamento climatico nei Paesi partner che farà leva su risorse pubbliche nazionali, europee e su quelle messe a disposizione da CDP.

Un’Italia aperta al mondo che prepara un futuro più giusto è una grande opportunità, questa Italia migliore è una nostra responsabilità̀.

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